Bellini, Vincenzo. - Musicista (Catania 1801 - Puteaux, Parigi, 1835).Figlio d'un organista e maestro di cembalo, fu avviato dal padre allo studio della musica: a sette anni già componeva, tra l'altro, un Tantum ergo e un Salve Regina.Diciottenne, si recò a Napoli ove completò in tre anni i suoi studi con N. Zingarelli. Appartengono a questo periodo
sei sinfonie (all'italiana, ossia in un solo tempo), due messe, una cantata e varie romanze. Nel 1825, al teatrino del conservatorio di S. Sebastiano, il B. diede la sua prima opera, Adelson e Salvini, e nel 1826, al S. Carlo, la seconda, Bianca e Fernando. Nel 1827 un nuovo lavoro, commissionatogli dall'impresario Barbaia per la Scala di Milano, Il Pirata (su testo di F. Romani, che gli divenne fraterno amico e collaboratore), suscitò entusiasmo negli ambienti milanesi. Nel (1829) una nuova opera, su testo del Romani, La Straniera, al teatro alla Scala. Cominciarono per lui gli onori:I Capuleti e i Montecchi(Venezia, 1830), e soprattutto La Sonnambula rappresentata nel 1831 al Carcano di Milano con esito trionfale. Un insuccesso invece ebbe la Norma (sempre su testo del Romani, composta e rappresentata nel 1831 alla scala), ma l'opera fu poi accolta con entusiasmo a Milano stessa, a Bergamo. Nel 1833 Bellini fu invitato a dirigere sue opere a Londra e a Parigi. A Londra trionfò la Norma; a Parigi (1834), le sue opere furono applauditissime e Bellini vi godé un breve momento di felicità: l'amore di Maria Malibran, l'amicizia e la stima dei maggiori artisti e poeti (tra i quali G. Rossini) . A Puteaux (1834), con meditata lentezza compose i Puritani, su libretto di C. Pepoli, rappresentata al Théâtre italien di Parigi nel 1835, con esito trionfale. Otto mesi dopo B. moriva. Bellini si affermò con un accento nuovo e decisamente personale. Il suo interesse si accentrò sull'aspetto puramente vocale dell'opera: sebbene non manchino momenti strumentali geniali, l'orchestra ha infatti in lui minore importanza che in Rossini e così pure la caratterizzazione ritmica del discorso. La melodia belliniana rappresenta l'ultima, personalissima incarnazione del “bel canto”, rivissuto non nei suoi aspetti più virtuosistici ma in una romantica trasfigurazione che aderisce ai suoi caratteri più profondamente espressivi. La vocalità di Bellini si espresse nuova e originale nel suo stretto rapporto con il testo poetico, nel fare assorto, nel meditativo lirismo intriso di malinconia, nel procedere liberissimo che si svolge e conclude in modo privo di ogni prevedibile convenzionalità e rispondente a un'intensa necessità interiore. Per tali caratteri parte della critica ha riconosciuto nel compositore soltanto l'ispirazione del lirico puro, ma non ha tenuto conto dell'attenzione alla continuità drammatica, che è parte essenziale della sua poetica e implica una visione del melodramma che va situata storicamente al di là degli assimilati presupposti rossiniani e prima della concezione di Verdi.
sei sinfonie (all'italiana, ossia in un solo tempo), due messe, una cantata e varie romanze. Nel 1825, al teatrino del conservatorio di S. Sebastiano, il B. diede la sua prima opera, Adelson e Salvini, e nel 1826, al S. Carlo, la seconda, Bianca e Fernando. Nel 1827 un nuovo lavoro, commissionatogli dall'impresario Barbaia per la Scala di Milano, Il Pirata (su testo di F. Romani, che gli divenne fraterno amico e collaboratore), suscitò entusiasmo negli ambienti milanesi. Nel (1829) una nuova opera, su testo del Romani, La Straniera, al teatro alla Scala. Cominciarono per lui gli onori:I Capuleti e i Montecchi(Venezia, 1830), e soprattutto La Sonnambula rappresentata nel 1831 al Carcano di Milano con esito trionfale. Un insuccesso invece ebbe la Norma (sempre su testo del Romani, composta e rappresentata nel 1831 alla scala), ma l'opera fu poi accolta con entusiasmo a Milano stessa, a Bergamo. Nel 1833 Bellini fu invitato a dirigere sue opere a Londra e a Parigi. A Londra trionfò la Norma; a Parigi (1834), le sue opere furono applauditissime e Bellini vi godé un breve momento di felicità: l'amore di Maria Malibran, l'amicizia e la stima dei maggiori artisti e poeti (tra i quali G. Rossini) . A Puteaux (1834), con meditata lentezza compose i Puritani, su libretto di C. Pepoli, rappresentata al Théâtre italien di Parigi nel 1835, con esito trionfale. Otto mesi dopo B. moriva. Bellini si affermò con un accento nuovo e decisamente personale. Il suo interesse si accentrò sull'aspetto puramente vocale dell'opera: sebbene non manchino momenti strumentali geniali, l'orchestra ha infatti in lui minore importanza che in Rossini e così pure la caratterizzazione ritmica del discorso. La melodia belliniana rappresenta l'ultima, personalissima incarnazione del “bel canto”, rivissuto non nei suoi aspetti più virtuosistici ma in una romantica trasfigurazione che aderisce ai suoi caratteri più profondamente espressivi. La vocalità di Bellini si espresse nuova e originale nel suo stretto rapporto con il testo poetico, nel fare assorto, nel meditativo lirismo intriso di malinconia, nel procedere liberissimo che si svolge e conclude in modo privo di ogni prevedibile convenzionalità e rispondente a un'intensa necessità interiore. Per tali caratteri parte della critica ha riconosciuto nel compositore soltanto l'ispirazione del lirico puro, ma non ha tenuto conto dell'attenzione alla continuità drammatica, che è parte essenziale della sua poetica e implica una visione del melodramma che va situata storicamente al di là degli assimilati presupposti rossiniani e prima della concezione di Verdi.
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