giovedì 3 agosto 2017

Scuola Polifonica Fiamminga Parte seconda.

Diffusione della pratica fiamminga in Europa

Il successo dei musicisti fiamminghi, come compositori e come cantanti, è un fenomeno che coinvolge l’Europa per più di due secoli: nei manoscritti di tutto il continente la polifonia fiamminga occupa sempre la parte più rilevante e talvolta la quasi totalità del repertorio, e negli elenchi a noi giunti dei musicisti attivi presso le maggiori istituzioni musicali, i Fiamminghi sono sempre in maggioranza rispetto agli esecutori locali.
I percorsi dei principali compositori si somigliano tutti tra loro. A un periodo di apprendimento e di iniziale attività musicale presso qualche nota cattedrale del Paese d’origine, segue una carriera itinerante, al servizio di corti straniere laiche o clericali, non solo come musicisti, ma spesso in qualità di diplomatici, ambasciatori, dignitari ecclesiastici. Nonostante i più grandi maestri di questa scuola trascorrano la maggior parte della loro vita in luoghi diversi da quello di nascita, appare tuttavia evidente nelle loro opere uno stile comune che essi stessi definiscono “musica reservata” su indicazione di Adrianus Petit Coclico: i fiamminghi sono portatori del loro stile ovunque operino e, allo stesso tempo, rivestono a pieno titolo il ruolo di uomini nuovi del secolo in quanto poliglotti, cosmopoliti, umanisti a tutti gli effetti.
I maggiori centri di cultura nei quali i musicisti fiamminghi esercitano la loro attività sono le corti francese e borgognona, specie nel periodo prerinascimentale, la cappella pontificia, le signorie italiane e la corte imperiale. Sin dal Trecento la cappella papale si serviva di musicisti oltremontani, e questa consuetudine continua nei due secoli successivi, con autori quali Prioris, Weerbecke, de Orto e Carpentras.
I più noti musicisti fiamminghi che operano in Italia nella prima metà del secolo sono Josquin Desprez, attivo in ambito milanese, ed Heinrich Isaac, vissuto a lungo a Firenze come musicista presso la corte medicea (nel celebre brano Palle! Palle! egli celebra lo stemma della casata).
Amico di Lorenzo il Magnifico, maestro di musica dei suoi figli, fra cui Giovanni, futuro papa Leone X, poliglotta anche musicalmente, Heinrich Isaac coltiva accanto al genere sacro la musica per organo o liuto, la frottola, il Lied, accogliendo spunti dal genere popolaresco nei suoi canti carnascialeschi.
L’umanesimo influenzerà profondamente i Fiamminghi, determinando, nelle composizioni vocali, una maggiore adesione fra testo e musica. Soprattutto Josquin contribuisce alla creazione di una nuova tradizione ed è una figura dominante del XVI secolo. Nicolas Gombert è invece l’ultimo esponente della scuola medievale, come si può evincere dal suo stile severo e solenne; la sua carriera gravita attorno alle capitali dell’Europa del nord, ma può considerarsi un caso isolato: tutti i suoi conterranei vantano lunghi soggiorni in Italia.
La seconda metà del secolo vede la decadenza politica dei Paesi Bassi: dopo l’abdicazione di Carlo V, la cappella imperiale si scioglie, molti dei suoi musicisti si pongono al servizio di Filippo II di Spagna (ove si crea la cosiddetta “capilla flamenca”), altri del nuovo imperatore Ferdinando I.


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