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Il madrigale ebbe due fioriture distinte: l'una nel 1300, per opera dei poeti e compositori dell'Ars nova fiorentina l'altra nel 1500, col concorso dei più insigni maestri dello "stile a cappella", per cui, tramontata la popolaresca frottola, il madrigale divenne il genere dominante la musica profana italiana e straniera e il campo sperimentale sul quale furono in Italia preparati gli elementi della moderna espressione musicale.Nella letteratura musicale del 1300, il madrigale la caccia e la ballata furono le principali forme compositive. Il madrigale rimarrà la più importante per la sua tendenza al descrittivo e per l'impiego del canone; mentre la caccia e la ballata non possono essere confusi col madrigale, a causa del diverso schema metrico che, nel madrigale trecentesco, seguì quasi costantemente l'impronta letteraria. Il maggiore e più ricordato fra i madrigalisti fiorentini fu Francesco Landini, morto nel 1397, poeta, compositore e cantore.In questo periodo il madrigale è una composizione per due o tre voci spesso accompagnata da strumenti. In quanto alla struttura della musica, essa è prevalentemente omoritmica con melodie spesso prese dal repertorio sia sacro che profano e rielaborate per l'occasione. In quanto allo schema melodico, quello del madrigale rispecchia lo schema metrico del testo poetico; permette cioè alla musica composta sulla prima strofa di tre versi d'essere ripetuta sulle strofe seguenti, anch'esse di tre versi.
Morto il Landini nel 1390, il madrigale trecentesco subì la stessa sorte delle altre forme italiane: della caccia e della ballata. Cedette il terreno innanzi all'invadenza dell'Ars nova francese e dei musicisti fiamminghi. Vergine bella, che di sol vestita, alla quale diede il suono il fiammingo G. Dufay è uno dei pochissimi esempi di madrigale del periodo fiammingo.
Il madrigale cinquecentesco nasce intorno al 1530. Esso viene a sostituirsi alla frottola, alla villanella,alle cacce. Il rinnovamento del linguaggio poetico stabilì, attraverso i testi madrigaleschi, la prima condizione dell' musicale. Ciò accadde quando le forme poetiche popolaresche divennero incompatibili con il gusto prevalente Il madrigale, ritenuto dai trattatisti e dai compositori quale poesia musicale per eccellenza, fu tra le forme trecentesche restituite al nuovo culto, senza però che gli fosse imposta l'osservanza dell'antico schema metrico.
Apparsi nel 1533, a Roma, i Madrigali noui de diuersi eccellentissimi Musici. Libro primo de la Serena, sono una raccolta di madrigali di maestri italiani e franco-fiamminghi che si posero esplicitamente al lavoro come iniziatori del nuovo madrigale. Sono nomi che dimostrano la rapida diffusione del genere in tutte le parti d'Italia Nel primo decennio di produzione dalla stampa del 1533, compongono madrigali: in Roma, Costanzo e Sebastiano Festa e J. Arcadelt; in Venezia, Ph. Verdelot e A. Willaert;.
Costanzo Festa si stacca nei madrigali a tre voci e conferisce al madrigale romano una cantabilità ornata di vocalizzi, e tende a fare della voce soprana la parte predominante.
Con A. Willaert e C. de Rore le quattro voci usate nelle composizioni classiche, cedono il posto alle cinque voci. Cominciano inoltre ad apparire i primi esperimenti del cromatismo armonico, impiegato allo scopo di colorire nella musica l'espressione della parola; comincia l'adozione in grande delle rime del Petrarca e dei suoi imitatori, senza distinzione di forme poetiche. La prima stampa di madrigali a cinque voci, chiamati poi cromatici, di Cipriano de Rore, è del 1542, e del 1548 sono le Stanze del Petrarca in laude della Madonna, dello stesso maestro; mentre ai madrigali a 5, 6 e 7 voci del Willaert, apparsi nel 1559, ma certamente composti prima, venne dato il titolo di Musica nova.
Il passaggio dal secondo al terzo periodo è annunciato nelle musiche madrigalesche di Orlando di Lasso, vissuto in Monaco, di Palestrina in Roma, di Andrea Gabrieli in Venezia. Il madrigale si avvia al suo periodo romantico, lasciando in secondo piano le complicazioni melodiche del contrappunto.Molta più importanza ora hanno le finezze e l'espressione derivata dal cromatismo armonico col raggiungimento della tonalità moderna; la riproduzione nel suono delle la musica si fa oggettiva e tende al caratteristico; la conquista delle forme monodiche strumentalmente accompagnate, precedute dalla pratica di staccare la parte soprana dalla composizione polifonica, introducendo in quella abbellimenti e passaggi virtuosistici e facendo delle voci inferiori una sorta di sostegno strumentale (cembalo, liuto, tiorba, chitarrone, ecc.). Dominano questo terzo periodo i nomi di Luca Marenzio (morto nel 1599), di Carlo Gesualdo da Venosa (morto nel 1615), di Claudio Monteverdi (morto nel 1643); mentre Giulio Caccini porta un contributo allo stile monodico coi madrigali contenuti nelle sue Nuove Musiche (1601). I madrigali vengono eseguintermezzi che prepararono l'avvento del melodramma e ai quali concorse lo stato maggiore dei monodisti partecipanti alla camerata del conte Bardi. L'avviamento del madrigale verso lo stile drammatico si può seguire negli otto Libri di Madrigali, fatti stampare dal Monteverdi fra il 1576 ed il 1638, nell'ottavo libro dei quali (Madrigali guerrieri et amorosi), il madrigale drammatico raggiunge la sua più alta affermazione nel Combattimento di Tancredí e Clorinda.
figurazioni visive, per cuiiti fra gli atti delle commedie, alle feste fatte in Firenze per le nozze di Ferdinando de' Medici con Cristina di Lorena;
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