venerdì 1 settembre 2017

Il Barocco musicale:la nascita del melodramma (parte prima)

L'avvento del basso continuo
Il basso continuo, o semplicemente continuo, costituisce spiccatamente il contrassegno del barocco musicale: è definibile come il sostegno armonico-strumentale che accompagna le parti superiori della composizione dal principio alla fine (e perciò è detto continuo). Prima del suo avvento, la parte grave (basso, o tenor) di una polifonia era una parte vocale fra le altre e non esigeva trattamenti particolari: riprendeva i temi secondo il principio dell'imitazione, vocalizzava e distribuiva i suoi interventi secondo l'intenzione di equilibrare il contrappunto.
Instauratosi alla fine del XVI secolo con l'affermarsi di una sensibilità armonica del fatto musicale, il basso continuo fu uno degli elementi fondamentali della scrittura musicale fin verso la metà del XVIII secolo: veniva improvvisato al clavicembalo o all'organo, spesso unito a uno strumento ad arco (viola da gamba o violoncello), che suonava soltanto la linea fondamentale del basso. Era caratterizzato dalla presenza di numeri indicanti le armonie richieste (basso cifrato), ma non si limitava, soprattutto nella sua fase più matura, alla sola realizzazione degli accordi, poiché implicava scambi e giochi contrappuntistici con le altre parti. I primissimi esempi di basso continuo non erano numerati; le prime scarse indicazioni numeriche apparvero nelle opere secentesche di J. Peri e G. Caccini.
L'invenzione del recitativo
Il secondo elemento di novità che caratterizza il barocco musicale è l'invenzione del recitativo (stile recitativo). Nello stile vocale recitativo, il testo ha la massima evidenza, mentre la musica è ridotta a una presenza minima, di puro sostegno armonico. In tal senso era stato definito "un giusto mezzo tra la declamazione della tragedia e il disegno musicale". Derivato dal recitar cantando della Camerata Fiorentina (XVI secolo), il recitativo passò nell'opera, cristallizzandosi in due forme principali: recitativo semplice (detto secco nell'Ottocento), accompagnato da un solo strumento (il cembalo per tutto il Settecento), e recitativo accompagnato (anche obbligato, o strumentato), sostenuto dall'orchestra.
Inteso come evento drammatico-narrativo, nell'opera italiana il recitativo fu usato sistematicamente per separare i pezzi a forma chiusa (arie, duetti, concertati ecc.), spesso trasformandosi nel genere misto dell'arioso. Il termine fu usato, per estensione, anche nella musica strumentale, a iniziare dal XVII secolo. Fu proprio lo stile recitativo a schiudere un ventaglio di nuove forme drammatiche (opera, oratorio, cantata) e a corroborare espressivamente generi precedenti (madrigale, aria, mottetto ecc.). La radicale novità del recitativo fu pienamente compresa, assieme all'altra del basso continuo, da Monteverdi il quale, nel Quinto Libro dei Madrigali forgiò l'espressione "seconda pratica" (o seconda maniera) per designare l'arte musicale ricavata dai procedimenti moderni, contrapponendola alla precedente arte dei polifonisti (prima pratica).

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