Giovanni Pierluigi da Palestrina nasce vicino Roma attorno al 1525. Muore nel 1594, in una affollata cerimonia funebre viene sepolto in San Pietro sotto la Cappella Nuova e la sua bara reca l’iscrizione “Princeps Musicae”.
Giovanni Pierluigi (questo il vero cognome), conosciuto semplicemente come “Palestrina”, è senz’altro il più famoso rappresentante della Scuola Romana, così chiamata per l’attività svolta da un gruppo di musicisti legati con la Santa Sede e con la Cappella musicale pontificia.
La Scuola Romana si colloca fra il XVI e il XVII secolo e si caratterizza per uno stile ancora legato alla tradizione gregoriana, a differenza della Scuola Veneziana le cui musiche erano più innovatrici.
Palestrina è una pietra miliare nella storia della musica; compositore prolifico, le sue opere tutt'oggi sono considerate capolavori della Polifonia.
Il corpus musicale palestriniano è scritto prevalentemente ad uso liturgico: per la Messa e l’Ufficio, la maggior parte delle sue composizioni appartengono al periodo dell’incarico nella Basilica di San Pietro in Vaticano.
Il linguaggio polifonico di Palestrina è sullo stile tradizionale dei maestri franco fiamminghi (che furono i suoi primi maestri a Roma); la sua arte contrappuntistica si sviluppa soprattutto in direzione di una migliore intelligibilità delle parole e di una sonorità ordinata, in netto contrasto con i canoni seguiti dalla Scuola Veneziana (G. Gabrieli in particolare).
Le linee melodiche risentono l’influsso del canto gregoriano e più di un terzo delle sue Messe è strutturato con la cosiddetta tecnica “a parafrasi”, cioè l’utilizzo anche parziale di un inno come tema di sviluppo per la melodia (es. l’inno che inizia con le parole “Aeterna Christi munera” costituisce il tema per la Messa che porta lo stesso nome). In poche composizioni si attiene al metodo tradizionale di utilizzare un tema come “cantus firmus”, cioè un tema esposto uniformemente con note lunghe sulle quali sovrapporre l’intrecciarsi delle altre voci. Pochissime Messe invece non devono alcunchè a modelli preesistenti, e per semplicità e chiarezza spicca la “Missa Papae Marcelli”, dedicata al Papa marcello II.
Quì la maestria di Palestrina nella scrittura contrappuntistica viene messa in evidenza dalla bellezza delle linee melodiche, con linee armoniche che sviluppano sottili contrasti tra dissonanze e assonanze, dove la tensione si alterna alla pacatezza.
La musica di Palestrina ci sorprende, intanto, per il modo naturale e pacato con il quale coinvolge l’ascoltatore, e ancora di più per il suo senso di distacco fuori dal tempo come fosse priva di una personalità specifica.
La Scuola Romana si colloca fra il XVI e il XVII secolo e si caratterizza per uno stile ancora legato alla tradizione gregoriana, a differenza della Scuola Veneziana le cui musiche erano più innovatrici.
Palestrina è una pietra miliare nella storia della musica; compositore prolifico, le sue opere tutt'oggi sono considerate capolavori della Polifonia.
Il corpus musicale palestriniano è scritto prevalentemente ad uso liturgico: per la Messa e l’Ufficio, la maggior parte delle sue composizioni appartengono al periodo dell’incarico nella Basilica di San Pietro in Vaticano.
Il linguaggio polifonico di Palestrina è sullo stile tradizionale dei maestri franco fiamminghi (che furono i suoi primi maestri a Roma); la sua arte contrappuntistica si sviluppa soprattutto in direzione di una migliore intelligibilità delle parole e di una sonorità ordinata, in netto contrasto con i canoni seguiti dalla Scuola Veneziana (G. Gabrieli in particolare).
Le linee melodiche risentono l’influsso del canto gregoriano e più di un terzo delle sue Messe è strutturato con la cosiddetta tecnica “a parafrasi”, cioè l’utilizzo anche parziale di un inno come tema di sviluppo per la melodia (es. l’inno che inizia con le parole “Aeterna Christi munera” costituisce il tema per la Messa che porta lo stesso nome). In poche composizioni si attiene al metodo tradizionale di utilizzare un tema come “cantus firmus”, cioè un tema esposto uniformemente con note lunghe sulle quali sovrapporre l’intrecciarsi delle altre voci. Pochissime Messe invece non devono alcunchè a modelli preesistenti, e per semplicità e chiarezza spicca la “Missa Papae Marcelli”, dedicata al Papa marcello II.
Quì la maestria di Palestrina nella scrittura contrappuntistica viene messa in evidenza dalla bellezza delle linee melodiche, con linee armoniche che sviluppano sottili contrasti tra dissonanze e assonanze, dove la tensione si alterna alla pacatezza.
La musica di Palestrina ci sorprende, intanto, per il modo naturale e pacato con il quale coinvolge l’ascoltatore, e ancora di più per il suo senso di distacco fuori dal tempo come fosse priva di una personalità specifica.
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